Oggi parliamo con Laura De Alexandris, l’illustratrice e grafica che si è occupata del rinnovo dell’immagine aziendale della Mancini Enterprise Group. Laura fa un lavoro davvero stimolante e inaspettatamente complesso. Mi sorprende il modo in cui sia riuscita ad integrare un lavoro così creativo come l’illustrazione ad un campo molto tecnico come il settore dell’elettronica industriale.

  1. Com’è nato questo progetto ?

Nel luglio 2021, la Mancini Enterprise Group mi contattò e mi propose di rinnovare l’immagine aziendale. Non avevo ancora lavorato per il settore dell’elettronica industriale. Inizialmente credevo che avrei fatto fatica ad interfacciarmi con un settore puramente tecnico ma quando conobbi Luigi Mancini, ingegnere e fondatore e suo figlio Alberto, capii subito che c’era molto margine di dialogo e soprattutto di inventiva. 

  1. Quindi c’è stata subito intesa tra di voi …

Potrebbe far sorridere ma credo che ingegneri e artisti siano figure professionali simili, devono sempre fare uno sforzo in più per farsi capire dagli altri. Così si può creare una sorta d’intesa e riconoscimento vicendevole di cui il progetto beneficia.

  1. Quali obbiettivi avevi da raggiungere ?

Luigi e Alberto espressero il desiderio di differenziarsi dai loro competitor. Concordai che la comunicazione doveva essere originale, poco convenzionale ed essere comprensiva di riferimenti tecnici di settore.
Il lavoro che stavo per svolgere doveva esprimere in una forma semplice e comprensibile i valori dell’azienda ( efficienza, competenza e disponibilità ) e attrarre il consumatore in modo inedito rispetto allo standard del settore elettronico industriale. Mi sarei anche occupata della corporate image identity. Si tratta di documenti che servono ad un’azienda per presentarsi ai clienti ( biglietti da visita, carta intestata, format per le presentazioni ecc. )
Successivamente avrei elaborato e disegnato un manifesto 4 x 8 metri per allestire il loro spazio espositivo in Productronica 2021, una delle più importati fiere tecnologiche di settore che si tiene a Monaco di Baviera ogni due anni.

  1. Wow, mi sembra di capire che gli obbiettivi fossero tanti…

Si, tuttavia è un lavoro che ho sempre sentito mio. Non puoi quasi mai annoiarti, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e idee da elaborare. Si rischia anche parecchia frustrazione perché lavori con “ciò che ancora non esiste”, significa lavorare con la possibilità e non avere un manuale che ti spiega come raggiungere quel preciso risultato, infatti non è scontato che un progetto si concretizzi efficacemente. Saper integrare conoscenze, semiotica, storia, cultura, immaginazione, emozioni, risorse economico-ambientali e tecnica è la ricetta per essere efficaci, seduttivi e autentici nella comunicazione.

  1. Basandoti sulle ultime considerazioni, Come hai strutturato la comunicazione ?

Considerai inizialmente la storia dell’azienda, il servizio che offrono e come comunicano i loro competitor. La Mancini Enterprise è un’azienda rifornita prevalentemente di tecnologia giapponese. In Giappone, una strategia che viene utilizzata ampiamente è quella di avere una mascotte aziendale che trasmetta fiducia e affidabilità. È una strategia che tende all’azzardo qui in Italia, dove si tende  a mettere la professionalità in primo piano quando si pensa ad un logo o immagine associata all’attività. Non ho nulla da togliere alla professionalità ma quando tutti vogliono portare avanti lo stesso cavallo di battaglia, compreso te, non c’è tanto margine per differenziarsi e spiccare sugli altri. Realizzai successivamente che una mascotte fosse la scelta più adatta da intraprendere. Pensai che associare un’immagine piacevole e accessibile ad una tecnologia utile ma pur sempre industriale e fredda fosse la chiave per una comunicazione efficace e divertente. L’intenzione fu quella di dare all’acquirente una presenza ludica, capace di rimanere nella memoria e alleggerire le informazioni tecniche che è abituato ad assimilare tutti i giorni.

  1. Che mascotte hai creato per la mancini Enterprise ?

Inventai M.E.G., l’acronimo di Mancini Enterprise Group. M.E.G. è un robot capace di vendere, riparare e assistere il cliente. Feci una ricerca iconografica prima di crearlo e scoprii che paradossalmente le aziende produttrici di macchinari con tecnologia SMT ( Surface Mount Technology ) utilizzavano scarsi riferimenti grafici all’automazione. L’iconografia del robot veniva utilizzata invece per supportare servizi web e assistenza online. Considerai la situazione, M.E.G. poteva davvero essere un’immagine inedita per il settore. Scelsi i colori dell’azienda per fornire quattro proposte grafiche alla Mancini Enterprise.

  1. A cosa ti sei ispirata per creare M.E.G. ?

Mi ispirai alla forma delle macchine pick & place che l’azienda vende. Un robot dall’aspetto affidabile ma generico non avrebbe reso la comunicazione efficace. La mascotte doveva personificare l’attività e la personalità di chi lavora nella Mancini Enterprise.

  1. Com’è stata concordata la versione definitiva ?

Luigi e Alberto Mancini scelsero la prima versione. L’idea di rendere M.E.G. simile alle macchine pick & place fu vincente. Rimasero piacevolmente attratti dal telaio rosso del robot e dal suo aspetto unico, amichevole ed energico. Uno dei pregi del mio lavoro è di poter creare qualcosa di esclusivo per altre persone, qualcosa che permetta anche di risolvere un problema: come rimanere autentici nonostante il mercato richieda di apparire.

  1. Dopo la versione definitiva, su che cosa hai lavorato ?

Declinai la versione definitiva di M.E.G. in otto posizioni diverse. Mi basai su un elenco di situazioni che la Mancini Enterprise aveva richiesto di rappresentare. Avevano bisogno che M.E.G. diventasse un’icona di supporto anche all’interno del sito aziendale, biglietti da visita e presentazioni da mostrare ai clienti. Proseguii lavorando sui documenti aziendali e integrando M.E.G. con il logo che già possedevano. Infatti, la grafica flat (grafica a tinte piatte, senza volume) del robot è stata scelta anche per armonizzarsi con il logo. 

  1. E il manifesto per la fiera ? 

Per la fiera Productronica 2021, pensai ad un’illustrazione che raffigurasse una linea di produzione SMT. Feci una ricerca approfondita prima di realizzarlo. Ho avuto bisogno di fotografie degli ambienti di lavoro, lavoratori, macchinari e strumenti utilizzati. Scelsi di rappresentare un ambiente giovanile, internazionale e collaborativo, un ambiente in cui M.E.G. potesse operare aiutando i tecnici e quindi mostrare ai potenziali clienti che tipo di servizio offrisse la Mancini Enterprise Group.

  1. Il manifesto era di grandi dimensioni, come hai fatto a realizzarlo ?

Per fortuna viviamo nell’era digitale, il manifesto era grande 4 x 8 metri, ho potuto lavorare in scala su Adobe Photoshop e Illustrator. Lo stampatore in Germania si è occupato di stamparlo su tela a dimensioni effettive e successivamente gli allestitori della fiera l’hanno montato sullo stand.

  1. Com’è stato accolto il rinnovo dell’immagine aziendale durante la fiera ? La concorrenza ha scelto una strategia simile alla vostra ?

Luigi e Alberto Mancini mi hanno riferito che è stato un grande successo. Mi sono sentita onorata di poter portare il mio lavoro a Monaco di Baviera e sapere che le persone del settore si siano sentite rappresentate dalla mia illustrazione. Unire arte e elettronica industriale è possibile, inusuale ma piacevole e coinvolgente per chi osserva. Ci siamo differenziati dalla concorrenza, nessuno ha pensato di agire con una strategia simile alla nostra. Avevamo un po’ meno budget rispetto ai grandi marchi dell’elettronica presenti in fiera, tuttavia abbiamo collaborato e siamo riusciti a sfruttare a pieno le nostre risorse economiche per ottenere riconoscimento generale e nuovi clienti.

  1. Cosa pensi di aver imparato da questa esperienza ?

Uno dei miei incubi è quello di dover aderire ciecamente ad una convenzione. Fare qualcosa perché lo fanno tutti non garantisce che qualcosa sia giusto o intelligente. Penso di aver imparato ad osare di più, perché uscire dalle convenzioni ed essere riconosciuti per averlo fatto è un’esperienza davvero costruttiva. Mi ricorda chi ho scelto di essere: un artista.